Ungheria: la paura dell’altro

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Mardi, 10 Juin, 2014
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Con 198.000 stranieri in un Paese di 10 milioni di abitanti, l’Ungheria è lontana dall’essere un Paese d’immigrazione massiccia. Questo non impedisce all’estrema destra di rendere gli immigrati i capri espiatori della crisi, per accrescere la loro influenza. 

L’Ungheria conta circa 10 milioni di abitanti e si è aperta all’immigrazione internazionale a favore di un cambiamento sistemico, nel 1989. Il 21 dicembre 2007, l’Ungheria ha aderito all’area Schengen. Ma anche se ci sono stati taluni aspetti positivi in materia di conservazione e di accesso al mercato, la direttiva d’accoglienza non è ancora stata tradotta nella legislazione nazionale. Di conseguenza, molte delle disposizioni vigenti in materia di asilo non risultano conformi agli standard minimi richiesti dalla direttiva dell’UE.

Inoltre, a causa della sua vaga formulazione, le poche modifiche che sono state fatte dal Parlamento ungherese finora non hanno migliorato sensibilmente la vita dei richiedenti d’asilo e dei rifugiati residenti in Ungheria.

Immigrazione irregolare trascurabile

Nel 2007, c’erano 166 600 immigrati legali residenti nel Paese. Le stime del numero di migranti in situazioni irregolari variavano tra i 30 000 e 50 000. Si suppone che tra i migranti con permesso di soggiorno, la percentuale di uomini è molto elevata (può anche arrivare fino all’80%).  Il 90-95 % hanno un età compresa tra i 20 e i 59 anni. Tra il 2000 ed il 2006, 31.450 domande d’asilo sono state presentate e una stragrande maggioranza dei richiedenti d’asilo sono arrivati illegalmente sul territorio ungherese. Il flusso più importante di immigrati irregolari in Ungheria è costituito da persone che arrivano legalmente sul territorio, ma estendono il loro soggiorno al di là dei limiti temporali permessi. Nessuna stima affidabile esiste ma il numero di infrazioni ha raggiunto un picco a metà degli anni 90, con l’arrivo di un numero di migranti tra i 27 000 e i 30 000. Da allora, è stata osservata una tendenza significativa e costante al ribasso, arrivando ad una media annuale di circa 8 000-10 000 persone che attraversano in confine illegalmente. Oggi, rispetto ai paesi vicini membri dell’UE, i valichi di frontiera irregolari in Ungheria sono trascurabili. L’immigrazione proveniente dai paesi dell’Europa centrale, dalla Cina e dal Vietnam, è principalmente una immigrazione lavorativa, spesso stagionale o temporanea. D’altra parte, l’immigrazione in Ungheria, colpita dalla povertà e dalla guerra, è principalmente una immigrazione di transito.  

Xenofobia

Il discorso politico sull’immigrazione illegale è fortemente influenzato dall’Ufficio dell’Immigrazione e Nazionalità e dalla polizia di frontiera, che recentemente si è fusa con la polizia, e si pone principalmente nel quadro della politica criminale (per esempio la lotta al contrabbando e allo spaccio), la sicurezza (per esempio le misure prese contro la falsificazione di armi) e la tutela dei diritti dell’uomo (per esempio il diritto al raggruppamento famigliare). È evidente l’assenza di un dibattito politico su una strategia di migrazione globale che prenda in considerazione l’ampiezza della vita sociale, economica e politica interdipendente al fenomeno della migrazione. Inoltre, si osserva un aumento della xenofobia e del nazionalismo negli ungheresi, evidente nel risultato delle ultime elezioni legislative (il partito di estrema destra, Jobbik, ha ottenuto circa il 15% dei voti). I media dell’estrema destra fanno una campagna contro i migranti. A dispetto di una natalità bassa, che crea problemi nel mercato del lavoro, la politica migratoria dell’Ungheria è essenzialmente volta verso le comunità ungheresi dei paesi vicini (politica della diaspora).  L’attuazione della politica d’immigrazione in Ungheria è pensata a breve termine, con un particolare accento sulla sicurezza attraverso misure difensive contro i migranti non ungheresi, senza alcuna strategia globale. 

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