Spagna: circa la regolarizzazione?

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Mardi, 10 Juin, 2014
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In Spagna, nel 2000, una prima tranche di regolarizzazioni è stata avviata. In questa fase, sono stati studiati i dossier di 226 570 persone e 137 454 sono stati approvati.

L’ultima massiccia regolarizzazione degli immigrati clandestini che abitano in Spagna è stata intrapresa nel Maggio 2005. Più di 700 000 domande sono state depositate, Madrid, la Catalogna e Valencia ne hanno ricevute più del 60%. I documenti necessari per ricorrere alla regolarizzazione erano in linea con la norma: un certificato di censimento a dimostrazione del fatto che lui o lei vivessero in Spagna prima dell’agosto 2004, un contratto di lavoro e l’assenza di precedenti giudiziari. Ciò stava a significare che il Governo sceglieva di legalizzare gli immigrati sulla base di criteri minimi e vantaggiosi per essi, ma di fatto rifiutava la legalizzazione automatica di tutti i clandestini. I nuovi documenti pubblici che hanno permesso agli immigrati di “farsi registrare per omissione” dovevano essere spediti o essere registrati da un’amministrazione spagnola per identificare il richiedente prima del 2004.

Per essere registrato, l’immigrante doveva presentare almeno uno dei seguenti documenti: una copia della domanda di censimento non risolto o rifiutato, un’iscrizione del Comune; la tessera sanitaria di un servizio pubblico in cui è stabilita la data di registrazione oppure, in certi casi, una certificazione che stabilisce l’anzianità della data di registrazione, una copia della domanda di scolarizzazione di minori e una certificazione del rapporto dei servizi sociali o una notifica di percezione dell’aiuto sociale.

Tale misura è stata adottata dal Governo del partito socialista spagnolo, gli altri gruppi parlamentari come il PNV (il Partito Nazionalista Basco), IU-ICV (Coalizione di Sinistra ed Ecologisti) e Nafarroa Bai (Coalizione dei due partiti nazionalisti baschi) hanno concordato sulla positività del processo, ma hanno anche considerato che questo si sarebbe potuto fare prima ed in un modo migliore.

Il testo approvato per definire la normativa di tale regolarizzazione è stato il frutto di un’ampia consultazione tra gli operatori sociali, le organizzazioni sindacali, gli imprenditori, i consigli comunali, le comunità autonome, le organizzazioni di immigrati, le ONG, il Consiglio Economico e Sociale, il Forum Sociale per l’Integrazione degli immigrati, il Consiglio Generale del Potere Giudiziario, il Consiglio di Stato, così come ha visto la partecipazione notevole di tutti i ministeri coinvolti dal Ministero del Lavoro incaricato del processo.

Numerose ONG, come SOS Razzismo e la Commissione di Aiuto ai Rifugiati, associazioni, il sindacato USO e partiti politici come IU e PNV, hanno riconosciuto, nel 2005, che il processo “ha rappresentato un passo positivo”, ma “insufficiente e con diversi errori”. Insufficiente perché, secondo loro, un milione di stranieri sarebbero rimasti esclusi dal processo: alcuni perché i loro datori di lavoro non avrebbero voluto regolarizzare la loro situazione altri perché avrebbero avuto difficoltà a dimostrare di non avere precedenti giudiziari.

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